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Foto di Valentina Colonna-Preti

Nome:
Paola Pezzi

Paola Pezzi - Nidi e nodi nudi

Nidi di stoffa, intrichi di piccoli legni fissati in un momento di torsione estremo, mani che prendono e offrono matite, stoffe e corde.
Nidi di tenerezza e stupore, gioco che incanta e ricerca del limite estremo possibile in cui le cose cessano di essere se stesse per divenire “altro”.
Nidi di colore.
Nodi di pannolenci, matasse di cotone, fili e trame, nodi di materia legata stretta nel nido di una sicurezza precaria ma definitiva, fragile e solida, contorta e semplice. Nodi di dita che sembrano aver bevuto tutta l’esperienza della vita eppure nuove come il primo giorno. Vecchie e sapienti. Vergini e curiose.
Nodi di colore.
Nido che offre riparo, nodo che avvince. Nido dove è facile abitare, che invita ad un ritorno dolce. A una sosta necessaria.
Nodi come sciarpe intorno a un viso. Calore e difesa. Nodi come groviglio da accogliere senza averlo compreso, metafora delle difficoltà della vita e insieme nucleo di forza primordiale, primo motore del mondo.
Nidi e nodi di una fatica antica e femminile di amore. Cucire unire offrire. Bendare medicare guarire. Accogliere e stupire, nel ritmo incantato di un equilibrio conquistato tra la poesia giocosa del quotidiano e la torsione che nasce dal mistero dell’essere e del divenire.
Nodo che racchiude un nido, nido di nodi.
Nudi.
Sì, perché i nidi e i nodi di Paola Pezzi si mostrano senza maschere e veli, esposti e sinceri. Non sono altro che quello che si vede, miracolo di forme fissate con pudore e candore sulla parete bianca che ospita il sogno che sia possibile racchiudere in un bozzolo di colore e calore l’armonia e il segreto del mondo. Spazio e tempo legati nella sintesi di un momento prescelto tra tanti possibili, perché l’ultimo possibile, sia che si tratti della forma morbida di stoffa e tinte, sia che si tratti dell’esplosione irta di punte e spine delle matite.
Le sculture di Paola Pezzi, occhi spalancati sul muro bianco per rubare la verità,  costituiscono il momento finale di uno sforzo tirato fino alle conseguenze più ardite, alle soluzioni estreme che sembrano dire che la risposta è racchiusa nell’istante dello sforzo, della piega insolita che la stoffa acquista nel gesto che accarezza, nel caos di fili e trame che avvolgono una luce interiore.
Da un momento all’altro l’incantesimo potrebbe svanire, travolgendo il gioco dei legami e delle forze che tengono uniti i materiali poveri che nascono senza luce e acquistano luce nel momento stesso in cui sono trasformati. Potrebbe ma non accade, perché i nidi nudi non ingannano e resistono. Senza finzioni e accorte seduzioni, vivono di semplicità e immediatezza e servono a ricordare che la chiave dell’esistenza forse in fondo è racchiusa solo nelle piccole cose quotidiane, negli oggetti che usiamo senza guardarli più, nelle stoffe che indossiamo senza sapere che siamo nudi, nonostante siamo avvolti di vestiti e coperture.

Paola Pezzi (Brescia 1963) ha studiato all’Accademia di Brera di Milano, sotto la guida di Luciano Fabro e Zeno Birolli; formatasi nel solco dell’Arte Povera, reinterpreta con originalità di forme e messaggi la lezione dei maestri, giungendo ad un linguaggio personale, riconoscibile per la scelta dei materiali e per la coerenza della poetica. Ha esposto dal 1989 in numerose mostre in Italia e all’estero.



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